Giovedì 7 luglio 2011, Imola, Rocca Sforzesca ore 21.15
Ingresso gratuito esclusivamente dietro prenotazione
del posto telefonando a Emilia Romagna Festival 0542 25747
Una serata magica : una attimo fuggente in cui passato e speranze future si rincorrono Il passato con le sue concrete certezze e il futuro con le sue altrettanto concrete speranze si rincorrono in questo appuntamento inaugurale, che mescola ‘classico’ e ‘popolare’ in una ridda di adattamenti e trasposizioni dove nulla è come appare, e niente, dopo, è più come prima.
Un filo ininterrotto di storia ci lega alle trascrizioni, destinate a un organico moderno, di tre fra i più famosi spirituals della tradizione popolare nero-americana posti a conclusione del concerto. Ma è un filo di pensieri e di cultura quello che muove Piazzolla, il quale non ‘trascrive’ le musiche argentine nelle sue applauditissime Cuatro Estaciones Porteñas, ma le ‘riscrive’, recuperando il senso, la forza e lo spirito della suggestione malinconica e selvaggia della musica argentina, mescolando con sublime maestria preparazione culturale e radici profonde. E un filo interrotto di impressioni, di pianto, di sofferenza e di sublimazione del dolore lega l’antico testo medievale dello Stabat Mater alla realizzazione di Pergolesi, nella quale l’impiego delle voci bianche sposta il pianto struggente e personalissimo del ventiseienne compositore sul letto di morte in una dimensione astratta e trascendente. Una suggestione che non lasciò indifferente nemmeno Bach che preparò una parafrasi musicale di questo capolavoro di cui qui viene utilizzato l’Amen conclusivo.
Suggestioni e pensieri si rincorrono quindi in questo concerto, dove protagonisti e interpreti sono i bambini, senza i quali tutto il passato giunto fino a noi non avrebbe senso e ai quali è affidato il compito di portare avanti e, forse, di rifondare la nostra storia e le nostre speranze. Come in pochi altri casi, in questo “attimo fuggente” che è il nostro presente, il prima e il dopo si mescolano magicamente, abbattendo rigide convinzioni culturali e lasciandoci, alla fine “confusi e felici”.