Roma imperiale. Nella cucina di una villa patrizia, Paulus Simplicius Marone sta allestendo un sontuoso banchetto. Mentre farcisce alcuni maialini con albicocche passite e garum, racconta la sua vita avventurosa.
Le umili origini ad Ariminum, l’adozione da parte una famiglia nobile che lo porterà a Roma dove potrà apprendere l’arte culinaria alla scuola di Apicio, il più famoso chef dell’antichità. Al tempo stesso arrotonda le entrate con affari più o meno leciti ideati nel negozio del barbiere Filone, quartier generale di una compagnia variegata di clientes, puttanieri e perditempo. Tutto fila liscio fino a quando Paulus e soci vengono processati per truffa a causa della vendita di uno afrodisiaco egiziano. In caso di condanna la pena sarebbe la schiavitù e per questo motivo Paulus decide di fuggire nella terra più lontana e desolata dell’impero : la Palestina. Così il cuoco romagnolo si trova a Cana mentre due sposini celebrano il matrimonio. Per convincerli ad assegnargli l’incarico, propone i suoi servizi sottocosto, magari risparmiando sul vino. Ma accade l’imprevisto. Il miracolo di Gesù. Gli occhi di Paulus si incrociano con quelli del Maestro. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. E da buon romagnolo Paulus ha subito un’idea imprenditoriale : quello lì deve diventare mio socio, logicamente non operativo, mi basta che ci metta l’immagine. Per giorni segue la comitiva di Gesù e individua la persona giusta che potrebbe permettergli di parlare col Maestro : Giuda. In attesa di contattare il futuro socio, Paulus cerca di trarre profitto nel soddisfare l’appetito della moltitudine che segue il Profeta. Allestisce un chiosco di pani e pesci in attesa che Gesù termini il suo discorso. Quel giorno purtroppo gli affari non vanno tanto bene. Qualcuno distribuisce gratis pani e pesci. Così Paulus arrabbiato con il suo contatto, chiede a Giuda la possibilità di rifarsi economicamente. Concordano per una cena privata, con un sessanta/settanta invitati, in occasione della Pasqua ebraica. Purtroppo si presentano solo in tredici. _ Da quel momento tutto va a rotoli. Gesù viene catturato, Giuda si fa di nebbia. Paulus Simplicius, preso dallo sconforto, decide di tornare a Roma. Meglio schiavo a Roma che libero in questa terra disgraziata. Ma le cose non andranno più come il nostro cuoco romagnolo aveva pensato. Dall’incontro con Gesù, Paulus Simplicius Marone non è più lo stesso. E quando per le strade di Roma ritrova alcuni commensali di quella famosa Ultima Cena …
La Penultima cena. Monologo storico-comico-gastronomico. Paolo Cevoli, al suo quarto spettacolo teatrale, dopo le commedie “Motonave Cenerentola”, “Ah, che bel vivere !” e “Disco Paradise 77” qui lo vediamo nei panni del cuoco romano Paulus Simplicius Marone. Saltando di palo in frasca e da un fornello all’altro parla di cucina, di religione, di amore, di politica. Una performance teatrale ben oltre le apparizioni cabarettistiche televisive.